Come accordare il chanter
In un precedente
articolo abbiamo trattato la scala della cornamusa scozzese, che
come forse ricorderete è una scala di La misolidio nella sua forma scritta ma che
d'effetto risulta essere una scala di Sib, naturalmente sempre misolidio. Come promemoria
qui sotto vi riporto il grafico con la denominazione latina e anglosassone
delle note, unitamente alla corrispondenza tra note scritte e note d'effetto; mi
auguro che così facendo vi risulterà più semplice capire il resto
dell'articolo, il cui argomento ammetto non essere di facilissima comprensione.
Come sempre cercherò però di renderlo comprensibile nei limiti del possibile, sia evitando ogni abuso di termini tecnici che eccessivi
rimandi alla storia dello strumento. Al limite, nel caso qualcuno desiderasse approfondire determinati argomenti, quando necessario inserirò dei link alle pagine di Wikipedia che li trattano.
Per portare il tutto alla pratica, la cornamusa scozzese legge la prima di queste due scale ma di fatto suona la seconda, comportandosi quindi come una specie di strumento traspositore, seppure di un tipo un po' particolare:
Fin qui possiamo affermare che il discorso è, relativamente, abbastanza semplice. Le difficoltà nell'accordare il nostro amato strumento nascono dal fatto che il chanter necessita ahinoi di vari accorgimenti, indubbiamente uniti anche a una buona dose di santa pazienza, per poter essere accordato correttamente. Questo problema è dato da vari fattori, tra i quali figurano non per ultimi il tipo di ancia usato, cioè un'ancia doppia, che è notoriamente più ostica da gestire rispetto alle ance semplici, nonché la forma e i materiali utilizzati per la realizzazione del chanter stesso. Riguardo i materiali, ricordo che i chanter in legno, benché dotati di un suono più caldo e morbido rispetto ai colleghi in polypenco, risultano essere più difficili da accordare in quanto molto più sensibili agli sbalzi climatici.
Ma andiamo per gradi, affrontando i problemi uno alla volta. Il primo è sicuramente il pitch, in italiano in genere tradotto con diapason o corista, inteso come frequenza e non come il piccolo strumento che serve a dare il La sopra il Do centrale del pianoforte. Attualmente, per una convenzione internazionale risalente alla prima metà del XX secolo, la frequenza di tale nota è fissata a 440 Hz (v. Hertz), benché non manchino esempi di frequenze differenti. Per citarne solo alcuni, oggi molte orchestre sinfoniche e formazioni bandistiche intonano a 442-443 Hz, mentre nella musica barocca si tende ad accordare gli strumenti abbassando il pitch del La tra i 392 e i 415 Hz.
Volendo, potrebbe anche essere che da qualche parte abbiate letto o sentito parlare di alcune teorie a carattere puramente pseudoscientifico che vorrebbero portare l'accordatura standard a 432 Hz. Secondo queste teorie, che a volte arrivano a scomodare presunti complotti nazisti ignorando i reali fatti storici, tale frequenza sarebbe quella a cui vibra l'Universo, per cui la musica eseguita accordando sul La a 432 Hz risulterebbe più naturale e rilassante rispetto a quella a 440 Hz. In realtà, abituati come siamo ad accordare a 440 Hz e oltre, musica accordata sul La a 432 Hz risulta probabilmente essere leggermente più rilassante all'ascolto solo perché così facendo tutto l'insieme sonoro diventa meno acuto. Per capirci, con ogni probabilità succederebbe esattamente la stessa cosa se fossimo abituati fin da piccoli ad ascoltare musica accordata sul La standard a 450 Hz e decidessimo all'improvviso di abbassare l'accordatura a 442 Hz; una cosa che, del resto, a volte succede proprio con la cornamusa scozzese, come vedremo più avanti.
Torniamo ora al discorso riguardante il pitch standardizzato nella prima metà del Novecento. Dovete sapere che prima di giungere a un accordo internazionale la situazione è stata alquanto confusa per secoli, con pitch che potevano variare anche di parecchio da una città all'altra, al punto che a volte per un musicista era impossibile suonare in una città diversa da quella di origine se non cambiando strumento, sostituendo quindi il proprio con uno di provenienza locale. Ecco allora che non ci dovrebbe stupire più di tanto quanto è successo alla nostra cornamusa: il pitch originario, ammesso che fosse uguale per tutte le cornamuse prodotte in Scozia, col tempo è stato infatti alzato sempre di più, fino ad arrivare all'attuale. Un processo che del resto è tuttora in corso, e che sembra essere l'indiziato principale per il problema dato dalla scala scritta in La ma che ha l'effetto di una scala di Sib.
In pratica, perlomeno stando al poco che ne sappiamo, sembra che in passato i chanter delle cornamuse scozzesi fossero effettivamente accordati in La, o perlomeno in una nota simile al La attuale. Col tempo il pitch è stato innalzato per avere un suono più squillante, una scelta dovuta probabilmente anche all'evoluzione tecnico-stilistica dello strumento. Ecco allora che ai nostri giorni abbiamo chanter accordati sul Sib a 476-485 Hz, corrispondenti grosso modo al La a 448-458 Hz. Per la cronaca, se il La fosse a 440 Hz il Sib dovrebbe essere a 466 Hz, una bella differenza! Insomma: la nostra cara pipes se ne frega altamente delle convenzioni internazionali e intona al pitch che più le aggrada.
Tutto bene e tutto bello, dopotutto la Great Highland Bagpipe (in seguito GHB) è pur sempre figlia di un popolo notoriamente indipendentista, però la cosa può creare non pochi problemi. Anzitutto, per accordare lo strumento a tale frequenza bisogna servirsi di accordatori in grado di raggiungerla, una cosa per nulla scontata dal momento che ben pochi strumenti hanno un'esigenza simile. Tra gli accordatori diciamo standard, quindi non specifici per la cornamusa e che sono anche i più economici, gli unici in grado di farlo sono quelli prodotti dalla Korg, che non per nulla sono anche gli unici che proponiamo nel nostro negozio. L'unica alternativa è rappresentata da apposite app per smartphone e tablet, in genere una scelta più che valida finché si suona da solisti e non si ha quindi l'esigenza di accordare un'intera pipe band, oppure da accordatori disegnati esclusivamente per il nostro strumento.
Questi ultimi però, basandoci sulla nostra esperienza, hanno almeno due difetti: il primo è che sono parecchio costosi, mentre il secondo riguarda il loro ingombro, dal momento che spesso si tratta di attrezzature tutt'altro che tascabili, perlomeno di certo non adatte a stare in uno sporran o nella tasca di un'Argyll Jacket.
In ogni caso, l'uso di app o accordatori pensati appositamente per la GHB permette almeno di risolvere un problema presente invece con gli accordatori standard, ovvero la necessità di pensare alla nota d'effetto mentre si sta suonando una determinata nota. Tradotto, se usate un accordatore standard quando suonate il Low A dovete pensare che sull'accordatore apparirà un bel Bb, e via dicendo con tutte le altre note in base alla scala di Bb misolidio. Attenzione anche al fatto che in genere gli accordatori segnalano il G# al posto dell'omofono Ab (suonando il Low G e l'High G).
Inoltre, se decidete di usare un accordatore standard, dovrete imparare che molte note devono essere accordate un po' calanti o un po' crescenti rispetto a quanto indicato dall'accordatore, in base alla nota prodotta. Questo succede perché la GHB, data la continua interazione dei cosiddetti suoni armonici di chanter e bordoni, non è adatta ad essere accordata con il celeberrimo sistema temperato (o temperamento equabile), che anche se ai giorni nostri è largamente diffuso, di fatto è un compromesso matematico nato da precise esigenze tecniche ma che purtroppo produce non poche dissonanze, seppure impercettibili a un orecchio non allenato. La nostra cara cornamusa scozzese, da buona Nobile Signora delle Highlands, come sempre ha le sue esigenze, per cui richiede un'accordatura basata sull'intonazione naturale.
Qui vi chiedo scusa per l'eccesso di link, ma se non li conoscete e avete voglia di approfondirli vi renderete facilmente conto che si tratta di argomenti troppo complessi per poter essere spiegati in poche righe, come sarebbe richiesto da questo contesto. Per una spiegazione anche solo un minimo completa servirebbe infatti un trattato apposito, non di certo un semplice articolo su un blog, per giunta di base dedicato ad altro.
In questa sede preferisco invece concentrarmi soprattutto sull'aspetto pratico, lasciando per quanto possibile in secondo piano la teoria musicale fine a sé stessa. Ecco, per passare all'atto pratico iniziamo a vedere come è fatto il display di un accordatore standard.
Come potete notare, nella parte centrale, scritto bello in grande, trovate il nome della nota prodotta in quel momento dallo strumento, in questo caso A. Alla sua sinistra trovate gli Hertz di riferimento, che nell'esempio sono 440 ma che naturalmente per la cornamusa scozzese vanno regolati in base alle esigenze. In alto trovate vari simboli grafici: innanzitutto tre triangoli, tra i quali quello centrale (che nell'esempio è cerchiato di rosso) indica la posizione della nota correttamente accordata secondo il sistema temperato.
La freccia posta al di sotto di questo triangolo segnala se la nota è accordata, e in quel caso la nostra freccia si trova sotto il triangolo come nell'esempio, oppure se è crescente (freccia spostata a destra del triangolo) o al contrario calante (a sinistra). Sui due lati del triangolo centrale trovate poi indicati i Cent, ovvero i centesimi di semitono, tramite l'impiego di pallini grandi a designare la decina oppure piccoli quando indicano la cinquina (per la Tombola ci stiamo organizzando!). Per finire, come potete notare nell'esempio completano il quadro altri due triangoli, che stavolta ho cerchiato in blu e che indicano i -15 e +15 cent, e le scritte -20 e +20, naturalmente sempre riferite ai cent.
Bene, ora che abbiamo capito che un accordatore standard di preferenza segna l'accuratezza delle note in base al temperamento equabile (TE), grazie alla seguente tabella non ci resta che imparare la deviazione presente nell'accordatura naturale della cornamusa scozzese rispetto al TE, deviazione espressa in cent.
Ora, qualcuno di voi potrebbe obiettare che riuscire a capire dal display di un accordatore standard dove si trova esattamente il -31,2, tanto per fare un esempio, risulta essere piuttosto problematico. Beh, che dire, avete ovviamente ragione! Allora diciamo che, almeno finché siete all'inizio, possiamo accettare un compromesso semplicemente arrotondando un po' le cifre. Del resto si tratta di distanze davvero minime, difficilmente udibili da chi non ha l'orecchio più che allenato. Voglio dire, uno o due cent in più o in meno sono veramente poca cosa, in termini di altezza. Non solo: data la natura del nostro strumento, per rendere percettibili differenze di frequenza così esigue dovreste avere una stabilità di soffio davvero non alla portata di un principiante.
Per completare l'opera possiamo anche aggiungere che quando non sarete più principianti probabilmente avrete sviluppato l'abilità di accordare lo strumento solamente a orecchio, un obiettivo che un piper non dovrebbe mai abbandonare perché un orecchio ben formato può accordare la cornamusa molto meglio di qualunque "diavoleria elettronica", anche delle più costose e sofisticate. Eh già, perché a orecchio si percepisce benissimo quando una nota risulta crescente o calante: serve solo imparare a riconoscere gli effetti che caratterizzano questi due difetti in relazione al bordone tenore esterno. Ma questo è un altro discorso, che richiede molta pratica e un bel po' di esempi sonori, per cui torniamo al compromesso di cui parlavamo qui sopra. Per farla breve, almeno all'inizio potete accordare il vostro chanter basandovi su quest'altra tabella, che come potete notare riporta le differenze col TE arrotondate rispetto alla precedente.
Qui vi faccio notare che C e F, grazie ai loro -15 cent, sono facilmente identificabili sul display dell'accordatore grazie al triangolo apposito, che abbiamo visto poc'anzi. Ottimo, direte voi, ma come facciamo a ottenere queste altezze, così diverse nota per nota, sul nostro chanter? Beh, mettetevi comodi, perché ne abbiamo ancora per un bel po'.
Anzitutto, a scanso di equivoci, vi ricordo che conoscere le precedenti tabelle vi serve solo nel caso decidiate di usare un accordatore standard, perché sia le app che gli accordatori specifici per cornamusa scozzese sono tarati automaticamente sull'altezza necessaria. Anzi, alcune app addirittura permettono di scegliere se accordare la vostra cornamusa usando il sistema visto finora (che ricordo essere fondato sugli armonici naturali), basandosi sul già nominato sistema temperato (cosa utile solo se si suona con altri strumenti detti appunto "temperati") oppure con altri sistemi di accordatura teorizzati in passato e oggi quasi totalmente abbandonati.
In ogni caso, qualunque tipo di accordatore decidiate di utilizzare, i passaggi necessari per accordare correttamente il vostro chanter rimangono invariati. Ecco allora che prima di tutto vi dovete procurare il nastro per l'accordatura, in inglese Tuning Tape, facilmente reperibile anche nel nostro negozio. Qui attenzione, perché sebbene l'aspetto ricordi quello del comune nastro isolante in realtà non è proprio la stessa cosa, sia perché è di dimensioni più ristrette rispetto al nastro comune che perché in genere è dotato di meno colla, così da non rendere il chanter tutto appiccicoso, problema comunissimo specialmente in estate.
Un'altra cosa da tenere sempre ben presente è che prima di procedere ad accordare il chanter, se si vuole un lavoro fatto bene, bisogna suonare per almeno 10-15 minuti, in modo da scaldare il chanter stesso e inumidire adeguatamente l'ancia. Infatti il nostro chanter, come del resto qualunque altro strumento a fiato, tende a salire di pitch man mano che si scalda, per cui accordarlo a freddo vorrebbe solo dire dover rifare il lavoro dopo poco tempo. Per quanto riguarda l'ancia, invece, quando è troppo secca tende ad avere le note della mano sinistra crescenti rispetto a quando raggiunge la giusta percentuale di umidità, che ricordo non dover mai essere nemmeno eccessiva. Inoltre, è sempre bene ricordarsi anche che per accordare il chanter serve tenere aperto almeno il bordone tenore esterno, perché suonare del tutto senza bordoni vorrebbe dire alterare il risultato finale, esercitando una pressione eccessiva sull'ancia del chanter.
Vediamo ora i passaggi chiave necessari per accordare il chanter
REGOLARE LOW A ED HIGH A
Dopo gli opportuni minuti di riscaldamento del chanter suonate il Low A, cercando di capire a che frequenza si trova regolando gli Hertz di riferimento sul vostro accordatore. Una volta stabilita la frequenza del Low A suonate l'High A, per vedere se l'ottava è accordata. L'ideale infatti sarebbe che i due A suonassero ben accordati senza bisogno di ricorrere al tuning tape. A questo punto, se le due note sono a posto avete iniziato bene, direi anche col contorno di una certa dose di fortuna perché una situazione simile non accade molto di frequente, anzi!
Se invece l'High A dovesse risultare calante o crescente serve intervenire sull'ancia, alzandola o abbassandola nella sua sede (in inglese detta reed seat). Come eseguire questa operazione dipende dalle caratteristiche del chanter. Se il reed seat è filettato, cosa che noi consigliamo sempre perché garantisce maggiore stabilità nell'intonazione, basta ruotare in senso orario l'ancia per inserirla ulteriormente nella sede. Se invece ruotate l'ancia in senso antiorario la stessa uscirà leggermente dal reed seat, alzandosi. Nel malaugurato caso in cui il vostro reed seat non fosse filettato (purtroppo non tutti i pipemaker li fanno così) è sufficiente alzare e abbassare l'ancia tirandola o spingendola leggermente. Ricordate anche che spesso può essere necessario aggiungere o togliere filo di canapa dall'ancia per renderla stabile e permetterle di raggiungere l'altezza desiderata.
Attenzione inoltre al fatto che inserire o estrarre leggermente l'ancia dal reed seat influisce sul pitch del chanter in senso contrario rispetto al movimento effettuato: inserendo l'ancia il pitch sale, mentre alzando l'ancia il pitch si abbassa! Non solo: ognuno di questi movimenti influisce maggiormente sulle note della mano sinistra rispetto a quelle della mano destra.
In pratica, se inserite un po' di più l'ancia il pitch del chanter sale, ma le note della mano sinistra salgono maggiormente rispetto a quelle della destra. Idem togliendo l'ancia, con il pitch generale del chanter che si abbassa ma con le note della sinistra che si abbasseranno più di quelle della mano destra. Proprio su questo effetto dovete lavorare per bilanciare i due A.
REGOLARE L'INTONAZIONE DI TUTTE LE NOTE
Per comprendere come accordare il chanter usando il tuning tape dobbiamo prima di tutto capire come vengono emesse le note. Per semplificare molto il concetto senza tirare in ballo complessi calcoli di fisica acustica possiamo affermare che ogni nota viene emessa dal primo foro libero partendo dall'alto, con la posizione delle altre dita che si limita a fissarne al meglio l'altezza.
Ogni foro corrisponde quindi a una nota ben specifica, secondo questa logica
A questo punto diventa evidente che intervenendo su ogni singolo foro è possibile regolare l'intonazione di tutte le note. Inoltre, eccovi spiegata anche la funzione di quei due misteriosi fori paralleli nella parte inferiore del chanter: servono a regolare l'intonazione del Low G, anche se ad essi è legata un'affascinante leggenda che va a scomodare addirittura le fate, la battaglia di Bannockburn del 1314 e un'antica cornamusa oggi conservata al West Highland Museum di Fort William. Se masticate l'inglese, vi piacciono le leggende legate al nostro strumento e volete quindi saperne di più vi consiglio la lettura di questo breve articolo.
Ma torniamo alla nostra accordatura.
Anzitutto imparate ad accordare le note del chanter seguendo sempre questi tre arpeggi, che vi consentono di mantenere stabile il soffio. Sarebbe infatti del tutto inutile accordare usando una pressione diversa rispetto a quella utilizzata mentre si suona un brano, per cui l'uso degli arpeggi, dato il frequente passaggio dalle note gravi a quelle acute, permette di stabilizzare almeno un minimo il soffio.
Ricordatevi di dare tempo all'accordatore per misurare correttamente l'altezza delle note, per cui evitate di suonare troppo velocemente. Al contrario, dovete suonare lentamente un solo arpeggio alla volta, registrando mentalmente quali note sono giuste, quali sono crescenti ed eventualmente anche quali sono calanti. Suonato l'arpeggio, fermatevi e sistemate le note fuori posto regolandole sui valori che abbiamo visto.
Ora, come regolare le singole note dipende tutto dal problema che presentano.
Se la nota è crescente, basta aggiungere il tuning tape nella parte alta del foro, regolandolo in base alla necessità: più si copre il foro e più il pitch della nota si abbasserà. Però prestate attenzione a non coprire il foro oltre un terzo della sua dimensione, perché così facendo si rovina il timbro della nota, con un risultato sonoro tutt'altro che piacevole. Un 'altra cosa da tenere sempre presente è che per dare stabilità alla nota servono due giri di nastro, perché uno soltanto, dato lo scarso spessore del tuning tape, non basta a far emettere allo strumento una nota di altezza ben definita. Quindi non fate i tirchi e abbondate col nastro, naturalmente senza esagerare e facendo anche attenzione a che i due giri si sovrappongano perfettamente, sempre per un discorso legato alla stabilità dell'intonazione.
Nel caso in cui non vi dovesse riuscire di abbassare adeguatamente l'intonazione della singola nota semplicemente col tuning tape, vi restano due opzioni: estrarre un po' l'ancia dal reed seat (tenendo sempre presente che così facendo cambia anche l'accordatura di tutte le altre note) oppure sostituire l'ancia. Perché purtroppo a volte capita che un'ancia, semplicemente, non è adatta al nostro chanter. Eccome se capita!
Se invece la nota risulta calante la soluzione è inserire un po' di più l'ancia nel reed seat, una cosa che anche in questo caso va ad intaccare l'accordatura di tutte le altre note. Lo so, sta roba è un bel casino, però purtroppo lo strumento è fatto così, prendere o lasciare! Ma, direte voi: se per abbassare una nota basta aggiungere un po' di nastro nella parte superiore del foro, se la nota è calante non si può adottare lo stesso metodo semplicemente mettendo il nastro nella parte inferiore del foro? Purtroppo no, e se ci pensate un attimo capite anche il perché.
Infatti, il nastro posto nella parte superiore ha come obiettivo l'abbassare il punto da cui esce il suono, abbassando quindi anche la nota. Se il nastro venisse invece posizionato nella parte inferiore del foro non cambierebbe il punto d'uscita del suono, perché l'aria proveniente dall'ancia uscirebbe sempre dal primo spazio utile, quindi il più vicino possibile all'ancia stessa.
Per aiutarvi a ricordare cosa si può o non si può fare col tuning tape, in questa immagine vi riassumo le tre cose principali. Noterete che il primo foro partendo da sinistra ha il nastro posizionato correttamente, il secondo foro è coperto fino a metà, quindi decisamente troppo, mentre il terzo ha il nastro nella parte inferiore.
Chiudo l'argomento dicendo che a volte può essere necessario mettere il nastro perfino sul foro dell'High A, anche se come abbiamo detto l'ideale sarebbe sempre riuscire a regolare l'ottava senza bisogno di usare il tuning tape. Così facendo può però capitare che alcune delle altre note risultino troppo calanti, e siccome l'unica soluzione in questi casi è inserire un po' l'ancia nel reed seat viene naturale che anche l'High A finisca con l'essere crescente rispetto al Low A, in base all'ormai celeberrimo principio per cui le note della mano destra vengono influenzate meno dagli spostamenti dell'ancia rispetto alle note della sinistra. Ecco allora che a questo punto diventa necessario ricorrere al tuning tape anche sul foro dell'High A.
Comunque non vi preoccupate più di tanto: il nastro serve, e se date un'occhiata ai mondiali di pipe band che si svolgono ogni anno a Glasgow noterete come anche le bande di livello più alto facciano largo uso del tuning tape. Certo, c'è anche da dire che in banda il nastro serve più che da solista, perché chiaramente le bande hanno l'esigenza di accordare tutti i chanter sullo stesso pitch, mentre un solista può adattarsi maggiormente alle esigenze dello strumento suonando al pitch più congeniale al proprio chanter in base alle condizioni meteo della giornata. Ricordatevi sempre, infatti, che un clima più caldo o più freddo, più secco o più umido e via dicendo influisce non poco sul pitch del chanter, per cui lo stesso chanter può accordare a pitch anche piuttosto lontani in base alla stagione, al fatto che suoni all'aperto oppure al chiuso o addirittura all'altitudine, altro fattore che influisce sul pitch. Immaginatevi il divertimento nel tenere accordata una cornamusa in Scozia, paese famoso perché ha spesso, come si dice, le quattro stagioni in un giorno solo!
INDICAZIONI FINALI
Fin qui abbiamo parlato del pitch della cornamusa scozzese, che come abbiamo detto risulta essere parecchio più acuto rispetto allo standard internazionale, che fissa il La centrale a 440 Hz. Forse i più attenti tra voi si saranno allora chiesti se per la nostra cornamusa risulta essere del tutto impossibile suonare con altri strumenti, data la notevole differenza di pitch.
La risposta breve è che sicuramente è possibile suonare con altri musicisti. La risposta lunga invece deve prendere in considerazione in che modo questo è possibile. Anzitutto bisogna considerare che anche alcuni altri strumenti hanno la possibilità di essere accordati su pitch più elevati, come nel caso di vari strumenti a corda o elettronici, uno tra tutti la tastiera. In questo caso per noi piper il lavoro diventa relativamente semplice, nel senso che possiamo accordare come al solito e sono gli altri musicisti a doversi adattare a noi.
Nel caso invece dovessimo suonare con strumenti che non possono raggiungere il nostro pitch, come accade con praticamente tutti i fiati, l'organo, con molti cantanti e via dicendo, tocca a noi adattarci alle loro esigenze. Questo può essere fatto semplicemente utilizzando un apposito chanter, tarato sul La 440 Hz, unitamente ad ance adatte. Se date un'occhiata alle pagine del nostro negozio e-commerce dedicate sia ai chanter che alle ance noterete che alcuni modelli vengono contrassegnati col Bb. Ecco, quei modelli sono esattamente quanto vi serve per suonare con strumenti accordati a 440 Hz e simili, essendo tarati sul Bb a 466 Hz.
Un'altra cosa da tener sempre presente è se si deve suonare con strumenti a intonazione variabile (tipo strumenti ad arco e chitarre) oppure a intonazione fissa, come il pianoforte. Nel primo caso gli altri strumenti possono adattarsi tranquillamente alla scala naturale della nostra cornamusa, mentre nel secondo caso toccherà a noi accordare sulla scala temperata anziché sulla nostra solita. In questo caso però avremo bisogno di un accordatore standard, e dovremo accordare tutte le note sul triangolo centrale del display. In pratica, un accordatore standard non è solo più economico, ma una volta che abbiamo imparato ad usarlo ci permette anche di accordare sia con la scala naturale richiesta dal nostro strumento che con la scala temperata necessaria per suonare con altri musicisti. Un accordatore per cornamusa, invece, oltre ad essere molto più caro non ci permette nemmeno di accordare sulla scala temperata. Ecco spiegato perché in genere lo sconsigliamo, a meno di avere a che fare con una pipe band. Fanno eccezione alcune app pensate per cornamusa, che come abbiamo già detto prevedono anche la scala temperata.
Per semplificarvi un po' la memorizzazione di cosa serve fare riguardo il tipo di chanter e la scala da usare in base alle caratteristiche degli strumenti con cui dobbiamo suonare, eccovi una piccola tabella riassuntiva. Va da sé che in presenza di strumenti misti "vincono" quelli con meno capacità di adattamento. In pratica, se per esempio dovete suonare con violino e pianoforte sia voi che il violinista dovrete per forza adattarvi al pianoforte, perché per lui sarebbe davvero complicato cambiare tutta l'accordatura per adeguarsi alle vostre esigenze.
Chiudo questo lungo articolo specificando che, accanto al range di pitch considerati standard ai nostri giorni per la cornamusa scozzese e che ricordo essere intorno a Bb 476-485 Hz, non mancano piper che preferiscono suonare a pitch più bassi, solitamente su Bb a 470-474 Hz e in modo particolare per l'esecuzione di piobaireachd (ma non solo!).
Naturalmente questo non ha nulla a che vedere con le suddette teorie pseudoscientifiche riguardanti il La a 432 Hz, anche se le motivazioni possono sembrare simili. Chi lo fa in genere sostiene infatti che in questo modo il timbro dello strumento risulta essere più solenne e meno graffiante, si potrebbe forse dire anche più rilassante. Comunque manca del tutto ogni riferimento a presunte e miracolose "frequenze vibrazionali" dell'Universo, non fosse altro per il fatto che anche un Bb a 470 Hz corrisponde comunque al La a 444 Hz, quindi ben al di sopra sia dei 432 Hz che dei 440 Hz dello standard internazionale. Chiaro, nel grande panorama del piping mondiale non mancano nemmeno piper nostalgici che suonano con la cornamusa in La anziché in Sb come si pensa fosse in origine, in genere accordando su A 440 Hz per suonare con altri strumentisti, come non manca qualche rarissima eccezione effettivamente attratta dalle teorie di cui sopra.
Eccoci arrivati alla fine. Che ne dite, sono riuscito a evitarvi un mal di testa, e soprattutto a non farvi venire voglia di cambiare strumento? In realtà sembra tutto complicatissimo (e in parte effettivamente lo è), ma basta un po' di impegno e si impara qualunque cosa.
Dopotutto, il nostro strumento merita questi sforzi e molto altro!